Riprendo e posto qui dei post che avevo fatto tempo fa sul blog di itSMF Italia. Questo è uno di quelli
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Continuiamo con la serie di post dedicati al Cloud Computing. In questo post vorrei affrontare un po’ cos’è il cloud computing per le aziende, il perché di questo post risiede nel fatto che spesso mi capita di sentire accomunate sotto lo stesso nome “marketing” di cloud computing tante cose diverse che hanno si delle cose in comune ma caratteristiche molto diverse.Secondo il punto di vista di chi scrive è opportuno partire dalle organizzazioni, diciamo che possiamo suddividere le organizzazioni in tre macro categorie: grandissime/grandi aziende; medie/piccole aziende; professionisti/privati. Perché questa suddivisione?
Partiamo dalla prima, le grandi aziende. Queste, soprattutto le grandissime aziende, hanno la possibilità di crearsi un private cloud, soprattutto per la parte infrastrutturale. Il private cloud è un’infrastruttura pensata secondo criteri di scalabilità ma che vede un singolo cliente. Alla conferenza itSMF Italia di Milano 2011 abbiamo parlato di un progetto molto bello e interessante che sta facendo una grossa azienda italiana, poi mi è capitato di incontrare poco tempo fa’ il Dott. Castelli (CIO di ENI) quindi prendo spunto da un loro progetto per fare un esempio, per chi non l’avesse capito vorrei parlare del nuovo data center di ENI che, a mio avviso, rappresenta un bell’esempio di private cloud di tipo infrastrutturale. Ovviamente non voglio raccontare questo progetto ma prendere spunto per parlare di private cloud. Per fare unprivate cloud non necessariamente bisogna avere le dimensioni di ENI, comunque solo le grandi aziende hanno, materialmente, questa possibilità. Inoltre le grandi aziende hanno la possibilità di accedere a servizi in cloud computing “progettati” ad hoc per loro. Infine, cosa non trascurabile, hanno un “potere contrattuale” forte con i fornitori. Le grandi aziende hanno diversi sistemi aziendali e magari sistemi legacy che comunicano fra di loro, questo comporta che lo spostarsi verso un’ottica cloud a livello software o applicativo è problematico in quanto è oggettivamente infattibile e dispendioso. Ci sarebbero sicuramente una parte di sistemi che resterebbero in azienda, quindi questi andrebbero interfacciati con quelli in cloud creando problemi di integrazione. Oggi non esiste uno standard universalmente riconosciuto come interfaccia fra sistemi, si sicuramente l’xml può aiutare però non è la soluzione. Quindi le aziende vedrebbero un aumento della complessità di integrazione fra sistemi “aggravata” dal fatto che alcuni sono presi a servizio in cloud.
Passiamo all’ultima categoria per poi tornare sulla seconda: i professionisti ed i privati. Questi sicuramente non hanno nessun genere di potere contrattuale con i propri fornitori in cloud nel senso che farsi progettare personalizzazioni o servizi ad hoc sarebbe troppo oneroso per loro. Possono però accedere ai numerosi servizi “standard” o “a listino”. Ne esistono molti sulla rete come le mail dei service provider, spazi di archiviazione, gestione dei documenti di office automation, ecc.. I software che utilizzano per la contabilità professionale o casalinga, per lo svolgimento della professione, ecc. non possono, di fatto, essere trasferiti in cloud o essere integrati con sistemi in cloud. In questo ambito di fatto l’accesso al cloud si limita ad acquistare servizi standard o gratuiti prettamente di uso di software standard dell’office automation e per l’archiviazione.
Per la categoria delle medie e piccole aziende, possiamo dire che hanno un accesso complesso al cloud, potenzialmente potrebbero ottenere grossi vantaggi economici però possiedono una complessità di sistemi elevata, i servizi standard non sono tipicamente idonei alla loro complessità ma non sono, tipicamente, abbastanza grandi da accedere a private cloud e servizi dedicati.
Grazie
Andrea Praitano