Riprendo e posto qui dei post che avevo fatto tempo fa sul blog di itSMF Italia. Questo è uno di quelli
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In questo post usciremo un po’ dall’argomento Cloud Computing ”in senso stretto” andando a parlare un po’ dell’agenda digitale italiana. Qual’è il perché di questa divagazione? Il motivo è molto semplice, come abbiamo visto nei post precedenti il Cloud Computing si basa sull’accesso ai servizi disponibili nella “nuvola”, cioè la rete. A parte il caso del private cloud quando si parla di rete si intende la rete Internet, e quindi l’agenda digitale italiana riveste un ruolo importante perché è la mappa di come cresce, o più correttamente crescerà, la connettività a banda larga e ultra larga in Italia.
L’agenda digitale si colloca quindi a livello di infrastruttura di collegamento fra il cliente e il fornitore, questo diventa particolarmente critico per le realtà medio piccole per le quali non è conveniente accedere a connessioni dedicate (presenti tipicamente nel private cloud). L’agenda digitale prevede, ovviamente, attività dedicate specificatamente al cloud computing però bisogna dire che questa parte è, oggi, ancora abbastanza immatura. L’agenda digitale di fatto si concentra, come è logico che sia, sulla creazione di infrastrutture di connettività a banda larga e ultra larga. Non è molto chiaro a cosa si riferisce l’agenda digitale quando parla dei servizi in cloud computing da data center, a parere di chi scrive è probabile che si riferisca ai servizi della pubblica amministrazione verso i cittadini e le imprese che saranno offerti in “cloud“.
L’Agenda Digitale vuole essere il piano “operativo” e la descrizione delle azioni concrete che si stanno mettendo in piedi per realizzare il Progetto Strategico nazionale per la banda ultralarga di cui all’articolo 30 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. Queste misure mirano a dotare l’Italia dell’infrastruttura necessaria al fine di garantire l’inclusione digitale della cittadinanza, alle condizioni di accesso stabilite nei pilastri “fiducia e sicurezza” e “standard e interoperabilità” proponendo la realizzazione di Data Center in partenariato pubblico-privato nonché promuovendo “accesso a Internet veloce e super veloce”.
Vista la strategicità di questa iniziativa è stata scelta dallo Stato la strada del progetto unico nazionale andandolo ad integrare, dove necessario, con opportuni accordi con le Regioni, le Province autonome e gli enti locali interessati all’intervento. Il piano è a tutti gli effetti un piano strategico nazionale in quanto intende andare a rendere operativi, entro il 2020, degli obiettivi più sfidanti del secondo pilastro dell’Agenda digitale europea: [COM (2010) 245] Internet veloce e superveloce, questo significa portare connettività, ad almeno 30 Mbps, a tutti gli europei assicurando che almeno il 50% delle famiglie europee si abboni a connessioni internet di oltre 100 Mbps.
Oggi la situazione sulla banda larga risulta decisamente non omogenea come distribuzione infatti nelle aree metropolitane è disponibile con velocità di connessione elevata (fino a 20 Mbps) e con coperture significative di sistemi di Broadband Mobile (HSPDA), mentre nelle aree più marginali, laddove la densità di popolazione risulta più bassa, la rete a banda larga non è presente o è insufficiente a garantire una copertura completa del territorio, o non ha la qualità adeguata ai servizi che dovrebbero essere offerti. Si ha quindi una forte disomogeneità fra zona e zona. In quest’ottica risultano penalizzate le realtà piccole e parte dei professionisti. Anche se si guarda alla connettività mobile le cose non cambiano sensibilmente, anche le procedure di gara per l’assegnazione dei diritti d’uso di frequenze relative alla banda 800 MHz, da destinare a servizi di comunicazione mobile in banda larga, oltre che delle altre frequenze disponibili in banda 1800 MHz, 2000 MHz, 2600 MHz, per un totale di circa 300 MHz ha una distribuzione similare.
La situazione in Italia non è delle più rosee, se vediamo le imprese che utilizzano la banda larga e le confrontiamo con il resto d’Europa vediamo che la situazione non è delle più belle (siamo al 17° posto). Quindi l’agenda digitale italiana si prefigge di colmare un gap rispetto ad altre nazioni europee.
Imprese e banda larga – situazione europea
Possiamo dire che emergono due problemi. Il primo sono le tempistiche di attuazione del piano che, ovviamente, ricoprono un ruolo fondamentale per la competitività e per la diffusione. Il secondo aspetto è quello della copertura e delle priorità di copertura. L’offerta degli operatori TLC tende a seguire prevalentemente criteri di priorità di copertura legati alla distribuzione geografica degli abitanti in quanto il cliente principale delle offerte di connettività, fissa o mobile, è l’utenza domestica. questa distribuzione non sempre coincide con la distribuzione delle aziende italiane e, soprattutto, delle piccole e medie aziende che, spesso, sono legate ad un territorio in cui sono nate e si sono sviluppate. E’ quindi probabile che l’applicazione dell’agenda digitale porti a zone coperte contemporaneamente da servizi di connettività a banda larga e ultralarga sia fissa che mobile e zone più “periferiche” che non sono coperte da nessuna delle due in cui, però, è presento uno strato industriale di piccole realtà importante.
Aree di investimento di almeno un operatore TLC per banda ultralarga
Per quanto riguarda ilcloud computing vero e proprio l’agenda digitale prevede la costituzione di un Partenariato Pubblico Privato (PPP) nel quale il soggetto pubblico e quello privato, che sarà selezionato mediante gara pubblica, collaborano alla realizzazione attraverso un contratto di concessione di lungo periodo. Su questo aspetto siamo ancora in una fase che potremmo definire preliminare. Ovviamente servizi incloud computingprivati sono già ampiamente disponibili anche se, come già detto in precedenza, con prevalenza di società nord americane. Questo apre un problema di sicurezza e privacy importante (soprattutto di governancedi questi aspetti). Questo argomento lo affronteremo in uno dei prossimi post di questa serie.
Grazie
Andrea Praitano